a cura di T. Guerrieri
PREMESSA
In attesa che qualcuno compia ricerche storiche più accurate, le note di cronologia riguardanti la Parrocchia dei SS. Faustino e Giovita, verranno inserite nella apposita pagina del sito parrocchiale in 3 momenti diversi, proponendo tre sezioni temporali.
Le notizie storiche che seguono sono desunte dalle principali fonti bibliografiche a cui è possibile riferirsi per la ricostruzione della Storia della nostra Parrocchia:
- Gli appunti sulla storia della Chiesa di S. Faustino, di G. Soli, da lui mai pubblicati;
- Le memorie storiche sulla Chiesa dei SS. Faustino e Giovita, di A. Dondi, da lui mai pubblicate;
- La pubblicazione in cui questi appunti vennero ordinati e completati a cura di L. Amorth e V. Veronesi dal titolo “S. Faustino. Una Chiesa una storia.” pubblicato nel 1974, come supplemento al Bollettino Parrocchiale.
La prima sezione cronologica riguarda il periodo storico che va dal XIII al XVI sec.
La fondazione di una Chiesa intitolata ai “SS. Faustino e Giovita”, è attestata a partire dal 1214, in base alle testimonianze raccolte da A. Tassoni e riportate da L. Muratori (cf Annali Modenesi), il quale riferisce appunto come in quell’anno venisse fondata una chiesa intitolata ai santi Faustino e Giovita.
Detto edificio era posto fuori dalla porta sud della città di Modena, oltre il prato chiamato “Entosone” (poco fuori la porta di Baggiovara detta in seguito Porta di S. Francesco, sulla via che porta a Formigine, il prato si estendeva per 36 biolche), in prossimità del mulino della Scaglia e posta sotto la giurisdizione della Pieve di Baggiovara (Baggiovara era un borgo fortificato, menzionato a partire dall’816).
Mentre la Cronache di Modena dello G. B. Spaccini [1] (dal 1588 al 1636) conferma questa prima notizia, lo storico Lodovico Vedriani (1601-1670) parla invece di un rifacimento dell’edificio, avvenuto nel 1214, ipotizzando l’esistenza di una Chiesa molto più antica.
Nel 1219 è attestata in Modena una grande inondazione come riportato dal Chronicon Mutinense di Giovanni di Guido Barbieri da Bazzano (1285-1363/64)-
Gusmano Soli riferisce una notizia interessante, relativa all’anno 1221, durante l’episcopato di Martino (1207-1221), in quell’anno proprio sul prato chiamato “Entosone” venne costruito un primo piccolo convento dei Francescani posto accanto ad una Chiesa che non sappiamo a chi fosse dedicata.
Allo stato presente degli studi in quella zona noi sappiamo esservi stata solo la Chiesa dei SS. Faustino e Giovita. Nel 1244 la comunità dei Francescani venne trasferita in Città dove sarà costruita la Chiesa di S. Francesco, all’interno delle mura di Modena (già in programma di costruzione almeno a partire dal 1442). Nel 1243 era stata fondata anche la Chiesa e il Convento di S Domenico.
Non sappiamo quando la Chiesa sin divenuta parrocchia ma dal momento che nelle antiche carte non viene mai indicata come oratorio, è probabile che molto presto abbia avuto una cura d’anime.
Nel 1249 si combatté a Modena la battaglia della Fossalta tra i Bolognesi, Guelfi, che catturano re Enzo (poi prigioniero a Castelfranco), e i Modenesi aderenti al partito Ghibellino, sostenitori invece dello stesso Re Enzo.
L’8 luglio 1312 vi fu uno scontro nei pressi di Baggiovara [2] fra truppe di fuorusciti modenesi alleati dei Guelfi Bolognesi (condotte dal Signore di Sassuolo) e quelle Ghibelline di Francesco I Pico della Mirandola (dal 1311 vicario imperiale in Modena). Le truppe Ghibelline vennero travolte e trovarono soccorso in Città entrandovi dalla parte di San Faustino, dopo aver lasciato sul campo numerosi morti.
1330: nel mese di aprile, sempre nei pressi di Baggiovara, vi fu un nuovo scontro cruento, con la vittoria delle truppe Ghibelline Modenesi guidate dal nuovo Vicario imperiale Manfredo Pio (in carica dal 1329), anche in questo caso il rientro in Città avvenne dalla parte di San Faustino.
1335: Niccolò d’Este (morto nel 1344) occupa il territorio Modenese ed assedia la città. Durante l’assedio vennero saccheggiate le ville di Saliceta, S. Morone, Baggiovara e Casinalbo.
1345: è ricordata un’altra inondazione che colpì in particolare i borghi di Albareto e Baggiovara, sotto la cui giurisdizione ecclesiastica era posta la zona di San Faustino.
1345: Rettore della Chiesa dei SS Faustino e Giovita era un certo Oddone, di cui ci riferisce Girolamo Tiraboschi nella sua Storia di Nonantola (riportando un fatto del 7 maggio 1345).
Tra il 1353 e il 1378 il vescovo Aldobrandino d’Este (1353-1378/79) ordinò una visita pastorale e il Visitatore trovò la Chiesa dei SS Faustino e Giovita abbandonata e mancante di Rettore.
Agli inizi del 1400 in un documento leggiamo del rifacimento della Chiesa anche se non è chiaro in cosa consistesse la portata dei lavori.
Alla fine del 1400 i redditi della Chiesa dei SS Faustino e Giovita vennero uniti temporaneamente a quelli della Chiesa dei SS Filippo e Giacomo (che aveva sede in Città sul Canalchiaro) anch’essa dipendente dalla Pieve di Baggiovara.
1529: (ma forse prima) a 100 m. a Nord della Chiesa venne collocata una colonna militare romana (di fronte ad alcuni mulini della Fabbrica di S. Geminiano). Sulla colonna era scritta una epigrafe in lode dell’Imperatore Costantino il Grande (che aveva assediato Modena nel 312 durante la guerra contro Massenzio). In quello stesso 1° novembre 1529 entrava in Modena l’imperatore Carlo V in viaggio verso Bologna, dove avrebbe ricevuto una seconda incoronazione imperiale per mano di papa Clemente VII (in S. Petronio). In tale circostanza il Comune fece portare la colonna nella Piazza della Città (per questa ragione venne anche chiamata “Croce di Carlo V”) e anni dopo ne seguì una contesa tra G.B. Molza, proprietario dei mulini e il Comune stesso; con una sentenza del Duca Alfonso II (1533-1597) si diede ragione a G.B. Molza e la colonna venne ricollocata vicino alla Chiesa dei SS Faustino e Giovita dove rimase fino al 1780 (trasferita, a motivo della costruzione della via Giardini, presso la reale Accademia di Belle Arti e poi nel 1828 al Museo Lapidario).
La colonna la colonna di cui sopra era costituita di quattro parti:
- La prima di queste era costituita da un pezzo di colonna militare romana che portava scolpita una epigrafe a lode dell’imperatore Costantino;
- La seconda parte era costituita da un basamento, un piedistallo quadrangolare di roccia, su cui era stata capovolta la colonna perché in questo modo vi stava meglio incastrata;
- (di cui al punto 1);
- La quarta parte era costituita da una piccola Croce di ferro a otto punte (simile alla Croce di Malta) posta in cima al cilindro di marmo (di cui al punto 3).
1537: nel mese di ottobre, nella Chiesa di S. Francesco entro le mura cittadine, venne sepolto un certo fra Silvestro del convento di S. Francesco di Modena, Conventuale, il quale era stato Rettore della “Cappella di S. Faustino nel Borgo di Baggiovara”; Tomasino Bianchi de’ Lancillotti (1473-1554) nelle Cronache Modenesi riferisce, riportando la notizia, come nonostante la prebenda legata alla Chiesa fosse molto modesta, molti cercassero di averne la successione.
1542: nel mese di agosto venne costituito Rettore della Chiesa d. Giovanni figlio di M. Polo Autore de’ Guaitoli (un cimatore).
1546: all’epoca di Ercole II d’Este (1508-1559) venne ordinato l’abbattimento delle fortificazioni dei borghi sparsi fuori di Città. Probabilmente è a seguito questi eventi che la Chiesa dei SS. Faustino e Giovita perse la sua soggezione alla Pieve di Baggiovara e l’intera zona assunse il nome di Borgo di S. Faustino con cui da allora si ritrova citata sulle carte. Nel decreto ducale di cui sopra venne ordinato l’abbattimento non solo degli abitati attorno alla Città ma anche di diverse Chiese. Il fatto che quella dei SS Faustino e Giovita non sia stata toccata depone a favore di una sua posizione significativa nella cura d’anime.
1553: il Rettore della Chiesa dei SS Faustino e Giovita, d. Daniele Fontana protonotario apostolico, donò alla medesima una campana (fabbricata da Pietro de’ Sudenti) che sarà sostituita solo nell’ ‘800.
1570: nel mese di marzo, secondo quanto riportato da Vedriani, il rettore d. Antonio Capretti, succeduto a d. Daniele Fontana, rinunciò alla sua funzione in favore dei Frati Cappuccini. La rinuncia avvenne su sollecitazione del Card. G. Morone (vescovo di Modena dal 1529 al 1550 e poi dal 1564 al 1571) che aveva chiamato i frati a Modena nel 1539. In un primo tempo i Cappuccini furono ospiti nel palazzo episcopale e poi trasferendosi a S. Faustino avevano progettato un rifacimento dell’edificio che tuttavia rimase inattuato a motivo del trasferimento dei Frati in via Ganaceto dove nel 1576 inaugurarono un nuovo Convento. Secondo Silingardi e Briani, cronisti coevi ai fatti, la presenza dei Cappuccini a S. Faustino andrebbe datata a partire dal 1565.
Durante questo periodo il Rettore rimase tuttavia d. Antonio Capretti come testimoniato da due visite pastorali indette da Mons. Sisto Visdomini (1571-1590): nella prima delle quali si prescriveva al Rettore l’obbligo della residenza e nella seconda si lodava la gente della parrocchia per la fede e l’integrità della vita morale.
Nel 1576 comunque la Chiesa ritornò al clero diocesano; in quello stesso anno ancora in relazione ad una visita pastorali del Vescovo Mons. Sisto Visdomini veniamo a conoscenza dell’esistenza in essa di una Confraternita del SS Sacramento, che poi cessò di esistere in questo stesso secolo per rinascere poi in seguito.
1586: una inondazione di rilievo danneggiò l’Archivio Parrocchiale della Chiesa dei SS. Faustino e Giovita, come testimoniato dal Rettore della Chiesa, d. Alessandro Azzone, che provvide a riscrivere i registri danneggiati. A questo anno risale dunque la prima memoria di un Archivio Parrocchiale, forse presente già negli anni precedenti il Rettorato di d. Alessandro Azzono, in obbedienza a quanto stabilito dal Concilio di Trento.
Nel 1598 Modena diviene Capitale del Ducato Estense e rimarrà tale fino all’unità d’Italia.
[1]Editi dalla Deputazione di storia patria modenese limitatamente al periodo 1588-1604 (G.B. Spaccini, Cronaca modenese, I-III, Modena 1911-1936), i testi sono ora pubblicati in versione integrale in G.B. Spaccini, Cronaca di Modena, I-VI, a cura di A. Biondi – R. Bussi – C. Giovannini, Modena 1993-2008. Disponibile in edizione moderna è anche Il registro di guardaroba dell’infante Isabella Savoia d’Este (1617-1630), a cura di G. Biondi, Modena 2001.
[2]Si trovò per circa un anno a gestire i rapporti tra le fazioni delle famiglie facoltose guelfe (Papato) e ghibelline (Imperatore), ma si fece prendere in trappola in un’imboscata alle porte di Modena vicino a Baggiovara, dove gli venne segnalato l’esercito della città di Bologna accampato per operare un assedio alla città di Modena. Dopo uno scontro ìmpari scappò rifugiandosi all’interno delle mura di Modena rimanendo con soli 200 militi su 1500 usciti nella spedizione con lui. Da quel giorno tutti i giorni suonavano le campane a morto, perché Francesco I Pico si stava vendicando del tradimento con tutti i colpevoli.