a cura di T. Guerrieri
PREMESSA
In attesa che qualcuno compia ricerche storiche più accurate, le note di cronologia riguardanti la Parrocchia dei SS. Faustino e Giovita, verranno inserite nella apposita pagina del sito parrocchiale in 3 momenti diversi, proponendo tre sezioni temporali.
Le notizie storiche che seguono sono desunte dalle principali fonti bibliografiche a cui è possibile riferirsi per la ricostruzione della Storia della nostra Parrocchia:
- Gli appunti sulla storia della Chiesa di S. Faustino, di G. Soli, da lui mai pubblicati;
- Le memorie storiche sulla Chiesa dei SS. Faustino e Giovita, di A. Dondi, da lui mai pubblicate;
- La pubblicazione in cui questi appunti vennero ordinati e completati a cura di L. Amorth e V. Veronesi dal titolo “S. Faustino. Una Chiesa una storia.” pubblicato nel 1974, come supplemento al Bollettino Parrocchiale.
La seconda sezione cronologica riguarda il periodo storico che va dal XVII al XIX sec.
1606: il vescovo Mons. Gaspare Silingardi (1593-1607) nomina d. Giovanni Bollini come Rettore della chiesa dei SS Faustino e Giovita (secondo quanto riferito da Amorth la famiglia Bollini, con qualche fondamento storico, si fa discendere da Anna Bolena, moglie di Enrico VIII)
D. Giovanni Bollini curò tra le altre cose la redazione di un elenco dei Rettori che lo avevano preceduto, corredato da note biografiche, che probabilmente partiva dal ‘400; il testo tuttavia è andato perduto e di esso conserviamo solo alcune lacunose notizie.
1606: il Rettore d. G. Bollini istituisce nuovamente la Confraternita del SS Sacramento (già avviata una prima volta nel 1576 poi rapidamente dismessa); anche in questo caso tuttavia la Confraternita non rimase attiva a lungo.
1606: d. G. Bollini istituisce la “Confraternita della Beata Vergine del Rosario” (secondo Amorth forse era già in qualche modo preesistente); nel 1608 in Città, presso la Chiesa di S. Domenico viene restaurata la cappella della B.V. del Rosario, già esistente ma in quella circostanza ricollocata in altra posizione; presso la stessa Chiesa era attiva una “Compagnia del Rosario” che G. Soli dice esistente già dal XIV sec.
1606: d. Giovanni Bellini diede l’avvio ad una serie di lavori di ristrutturazione della Chiesa, che terminarono nel 1608 e che riguardarono oltre alla sistemazione della canonica, anche il restauro della Cappella dell’Altar Maggiore e il restauro della Cappella dell’Altare della Beata Vergine del Rosario (gli unici due altari che la Chiesa di allora possedeva; l’altare della Beata Vergine del Rosario era preesistente ma non sappiamo quando venne costruito la prima volta). In quella circostanza sulla facciata della Chiesa, che allora recava quattro colonne rotonde, vennero eseguiti due affreschi riproducenti i SS Faustino e Giovita (collocati tra le colonne).
1606 – 1608: durante i lavori di restauro dei due altari di cui sopra, vennero scoperte numerose reliquie che d. Bollini fece collocare in appositi reliquiari dorati.
1617: d. Bollini provvide alla Chiesa una reliquia di S. Faustino che ancora la parrocchia non possedeva.
1617: viene collocata nell’abside la tela che raffigura i SS. Faustino e Giovita e che in precedenza d. Bollini aveva commissionato al pittore Ercole dell’Abate (1573-1613).
1617: d. Bollini ottenne dal vescovo Gaspare Silingardi (che scrive una dedica al Rettore nel retro della tavola, in data 13 febbraio 1617) un prezioso dipinto su tavola, raffigurante la Madonna del Rosario, opera di Cristoforo Canozzi da Lendinara (1420/26 ca – morto tra il 1477 e il 1490) che la dipinse nel 1482; detta opera si trovava dal XV sec. in Duomo (conosciuto come Madonna della Colonna) e nel 1617 venne portata in S. Faustino con una solenne processione. L’icona rimase proprietà della parrocchia fino al 1859 quando venne acquistata dalla Galleria Estense (restaurata dal pittore Adeodato Malatesta nato nel 1806 e morto nel 1891)
1620: la Comunità cittadina cedette a d. Bollini una delle più antiche croci modenesi conosciuta come Croce della Pietra.
Questa croce era stata eretta nel 1165 (la Croce della Pietra è citata anche nelle antiche cronache; quella delle croci stradali era una tradizione molto antica), come attestato da un’iscrizione che vi è incisa. Collocata inizialmente tra via Farini e via S. Carlo, in un secondo tempo venne protetta da una cappella. Pochi anni dopo il trasferimento da Ferrara a Modena degli Estensi, la Comunità deliberò di abbattere la summenzionata Cappella, poiché nel punto in cui si trovava costituiva un ingombro alla circolazione pubblica. Donata la Croce della Pietra alla Chiesa dei SS. Faustino e Giovita, al suo posto vennero collocate in Città una nuova colonna di marmo e una nuova croce in ferro.
La vecchia Croce e la vecchia colonna su cui era montata, vennero dunque affidate a d. Bollini che le collocò di fronte alla Chiesa, nei pressi del ponte sul canale Sorratore. La Colonna con la Croce vennero poste su un piedistallo costituito da un blocco di marmo (trovato negli scavi compiuti in occasione dei lavori di abbattimento della Fortezza della Città a seguito dei quali a partire dal 1634 venne edificato il Palazzo Ducale) a cui vennero addossate due lapidi sepolcrali romane. La Colonna della Pietra rimase davanti alla Chiesa fino al 1784.
1638: d. Bollini provvide alla Chiesa una seconda reliquia di S. Faustino, questa volta più significativa, che ottenne da Giovan Battista Castelli (dal 1540 canonico della Cattedrale di Bologna, dal 1574 vescovo di Rimini) e che introdusse solennemente in Parrocchia durante l’episcopato di Alessandro Rangoni (1628-1640).
Negli anni seguenti d. Bollini arricchì la Chiesa anche di alcune tele tra cui quella del vescovo A. Rangoni e una raffigurante S. Carlo Borromeo (1538-1584).
Le fonti a cui facciamo riferimento per la costruzione della presente cronologia, sottolineano come per il restauro della Chiesa e per il corredo delle opere di cui sopra d. Bollini abbia attinto esclusivamente ai propri beni personali di cui poteva disporre con larghezza. Ancora le medesime fonti descrivono d. Bollini come un uomo di grande pietà che seppe attirare le simpatie della gente (era spesso giudice nelle contese e anche esecutore testamentario, tanta era la fiducia riposta in lui). Nella sua vita d. Bollini si occupò in modo particolare di soccorrere le necessità dei poveri, provvedendo anche in alcuni casi a fornire un corredo alle ragazze povere, che si preparavano al matrimonio.
1673: data in questo anno l’ultima attestazione dell’esistenza di massari iscritti alla “Confraternita della Beata Vergine del Rosario”; conserviamo gli elenchi di appartenenza alla Confraternita dal 1606, anno in cui essa venne costituita.
1698: il Rettore, d. Antonio Capitani, fece restaurare la Chiesa, che aveva trovato bisognosa di rifacimenti, provvedendo a lastricarne il pavimento e a sistemarne l’interno.
1710: durante una festa solenne in onore dei SS. Faustino e Giovita, d. Antonio Capitani fece esporre alla pubblica venerazione, per la prima volta, le reliquie dei santi Patroni.
1713: d. Antonio Capitani, dopo i lavori che negli anni precedenti avevano caratterizzato il restauro dell’edificio della Chiesa, fece costruire anche una torre campanaria, collocata sopra la Canonica.
Il Successore di d. Capitani, come Rettore della Chiesa, fu d. Giuseppe Cavazzuti; sembra che egli abbia fatto costruire un nuovo altare, quello di S. Antonio, presso il quale venne sepolto, insieme al suo successore
1746 – 1752: diventa Rettore della Chiesa, d. Stefano Cavazzuti, succeduto a d. Giuseppe Cavazzuti. Il nuovo Rettore donò alla Chiesa, con l’aiuto finanziario di alcune persone, un turibolo e un navicella in argento (vi portano incisa sopra la data del 1746). D. Stefano Cavazzuti donò anche un calice d’argento alla Chiesa e fece altresì costruirvi all’interno un pulpito.
1753: il 4 di ottobre in occasione della visita pastorale del Vescovo Mons. Giuliano Sabbatini (1745-1757) venne ricostituita la Compagnia del SS Sacramento, per iniziativa del Rettore d. Marverti; la Compagnia venne poi soppressa nuovamente con le altre confraternite nel 1803 per poi ritornare in vita nel 1807 (la erezione di una Compagnia del SS Sacramento era già stata tentata una prima volta nel 1576 e poi ripresa nel 1606, ma in entrambi i casi l’iniziativa era stata di breve durata).
1774: il 2 luglio un decreto del Duca Francesco III (sovrano dal 1737-1780) vietava la sepoltura dei morti in Città (decreto poi rinnovato l’8/10/1777). In conseguenza di questa decisione, molte famiglie nobili e non solo, acquistarono sepolture presso il cimitero di S. Cataldo (costruzione iniziata nel 1773 e conclusa nel 1777) oppure presso le Chiese vicine alla Città come appunto quella dei SS. Faustino e Giovita; presso quest’ultima figurano tra le altre anche le sepolture delle seguenti famiglie: Molza, Carandini, Campi, Guidotti; vi furono inoltre sepolti il patrizio Bartolomeo Landorini, il conte Scipione Rosselli, il marchese Carlo Malaspina da Villafranca, il poeta Carlo Alberghetti Forciroli ecc.
1782 – 1806 fu Rettore della Chiesa d. Giovanni Lamazzi che ad uno straordinario spirito d’iniziativa associò un considerevole fervore apostolico.
1784 per ordine del Duca Ercole III (sovrano dal 1780-1796) venne rimossa dalla sua posizione la Croce della Pietra, che si trovava davanti alla Chiesa dal 1620, a seguito della costruzione di una nuova strada che in seguito sarà denominata via Giardini. Ercole III farà collocare la Croce della Pietra sulla facciata della Cappella della di lui Villa Bellaria (distrutta nel 1800; la Croce della Pietra verrà in seguito collocata nel Museo Lapidario). Presso la Chiesa dei SS. Faustino e Giovita venne lasciata solo la colonna che prima sorreggeva la Croce medesima.
Davanti alla Chiesa, a seguito di queste circostanze, si diede luogo alla ricollocazione di una terza Croce, frutto del riassemblamento di quanto rimaneva delle due Croci precedenti (la “Croce posta sulla Colonna di epoca costantiniana” e la “Croce della Pietra”).
Questi i quattro elementi che vennero assemblati insieme e che provenivano dalle due Croci precedenti (la “Croce posta sulla Colonna di epoca costantiniana” e la “Croce della Pietra”):
1) il basamento che in precedenza sorreggeva la “Croce posta sulla Colonna di epoca costantiniana” (rimossa dalla Chiesa nel 1780);
2) su tale basamento venne collocata la colonna (di granito di provenienza orientale) che in precedenza sorreggeva la “Croce della Pietra”;
3) Su tale colonna venne posto un capitello ionico di incerta provenienza;
4) sul capitello venne ricollocata la Croce di ferro a otto punte che in precedenza si trovava sul cilindro di marmo che sormontava la colonna capovolta di epoca costantiniana (cf. descrizione alla data del 1529).
1792: d. Giovanni Lomazzi avvia il rifacimento della Chiesa che a motivo dell’innalzamento della nuova strada (via Giardini), più alta della precedente, era minacciata dall’umidità, aumentando così il rischio di crollo; la situazione era critica al punto che lo stesso vescovo Tiburzio Cortese (1786-1823) ne aveva incoraggiato il rifacimento.
Il nuovo edificio venne costruito sull’impianto murario del precedente e ne mantenne le dimensioni. Sulla facciata vennero nuovamente affrescate le immagini dei SS. Faustino e Giovita, ad opera di un certo Agazzani. Vennero aggiunti gli scanni in legno del coro e venne rifatta l’armatura che sorreggeva le campane, oltre ad altri lavori. Le spese della nuova costruzione vennero sostenute dallo stesso d. Lomazzi e da molti benefattori che lo aiutarono. Il vescovo Tiburzio Cortese pur avendo desiderato contribuire finanziariamente al rifacimento della Chiesa non poté farlo a causa delle molte necessità che imponevano di provvedere il necessario ai molti poveri e bisognosi presenti in diocesi (come egli stesso attesta in una lettera a d. Lomazzi).
1794: una memoria di d. Lomazzi ricorda la sepoltura in Chiesa (a fianco dell’altare della B.V. del Rosario) del grande letterato e storico Girolamo Tiraboschi (1731-1794; gesuita, rimasto tale fino alla soppressione della Compagnia di Gesù avvenuta il 21 luglio 1773). L’epigrafe venne dettata da Pompilio Pozzetti bibliotecario dell’Estense.
Sul finire del ‘700, la tavola della Madonna del Rosario, del Lendinara, viene sostituita da una statua della B. Vergine, in cartapesta, rimasta in chiesa fino ai primi del ‘900 quando venne sostituita dall’attuale statua.
1795: d. Giovanni Lomazzi acquistò un organo, costruito da Domenico Traeri (1669-1745), in precedenza collocato presso la Chiesa di S. Rocco che a sua volta venne chiusa nel 1785 per ordine ducale.
1796: il 7 ottobre i rivoluzionari Francesi entrano in Modena, viene innalzato l’albero della libertà in Piazza Grande.
1797: Modena entra a far parte della Repubblica Cispadana. In quello stesso anno vengono soppressi gli enti ecclesiastici ei loro beni vengono venduti.
1797: il vescovo Tiburzio Cortese per ordine del Comitato di Governo della Repubblica Cispadana, rende noto al Rettore d. Lomazzi come detta Commissione disponga, in caso di morte del Sommo Pontefice regnante, Paolo VI (1717-1799), che non vengano suonate le campane come sarebbe di consuetudine in tale circostanza.
1799: si combattuta la Battaglia di Modena, tra Francesi ed Austriaci, che vedrà la vittoria delle truppe Francesi. Uno dei luoghi in cui avviene il combattimento è il territorio circostante la Chiesa di S. Faustino (come riferisce la Cronaca Modenese, di Antonio Rovatti, relativa agli anni 1796-97) dove gli Austriaci vennero attaccati dai francesi l’11 giugno di quell’anno. L’attacco Francese nei pressi della Chiesa, continuò anche il 12 giugno.
La battaglia lasciò un segno visibile nella palla di cannone rimasta infissa nel muro settentrionale della Chiesa (nella Chiesa attuale la palla è stata ricollocata ca. nel medesimo punto in cui si trovava nel vecchio edificio, sul muro verso la palestra, cioè verso il parcheggio delle macchine, in corrispondenza del muro dell’ufficio parrocchiale).
1804: esplode in Modena un’epidemia di febbre gialla.
1806: il 26 aprile muore d. Giovanni Lomazzi a seguito di un incidente, mentre faceva ritorno da Freto. Il suo corpo venne sepolto presso l’Altar Maggiore della Chiesa.
1806: il Rettore d. Giovanni Torricelli (succeduto a d. Lomazzi) commissiona la costruzione di un cancello di legno da collocare davanti alla porta principale della Chiesa, in modo tale da permettere una congrua circolazione dell’aria; le molte sepolture rendevano infatti l’aria irrespirabile, ma oltre a questo motivo si voleva anche permettere ai viandanti di poter sostare in preghiera davanti al tabernacolo della Chiesa.
1808: il 30 novembre il Maestro Generale dell’Ordine dei Frati Predicatori, fr. Pio Giuseppe Gastaldi, erige nella Chiesa Parrocchiale dei SS. Faustino e Giovita la “Compagnia del SS. Rosario di Maria Vergine Beatissima” e nel contempo, istituisce “Cappellano” di detta Compagnia, il Rettore pro tempore (in quel momento d. Giovanni Antonio Torricelli) e i di lui successori. Il Maestro Generale dell’Ordine dei Frati Predicatori, in quella circostanza chiese che venisse nuovamente eretto l’altare della B. Vergine del Rosario, secondo la forma prescritta.
1810: muore il sacerdote d. Stanislao Vincenzo Sighicelli (1732-1810), in fama di santità; nel 1817 i suoi resti verranno tumulati nella Cappella della B.V. del Rosario, nella Chiesa dei SS. Faustino e Giovita.
Durante il Rettorato di d. Torricelli l’allora cappellano, un certo d. Pelloni riferì al vescovo T. Cortese di un modesto fatto di sangue avvenuto in Chiesa (un tale ferì un altro leggermente); il vescovo concesse al Parroco o al Cappellano di ribenedire la Chiesa ad cautelam, cosa che doveva essere fatta segretamente e a porte chiuse.
1812: venne avviato un primo piccolo ampliamento del Cimitero Parrocchiale. In questo stesso anno la parrocchia dei SS. Faustino e Giovita contava 600 anime (306 uomini e 294 donne). Nel corso dell’ ‘800 il territorio della parrocchia vedrà un incremento di abitazioni popolari ma anche signorili come anche di attività commerciali (ad es. il magazzino della legna ducale, industrie artigianali come, a metà del secolo, l’industria Leoni).
1812: il Rettore d. Giovanni Torricelli viene trasferito dalla parrocchia dei SS. Faustino e Giovita a quella di Finale Emilia dove assumerà l’incarico di Arciprete.
1814: il 28 agosto rientrano in Modena gli Estensi, con il Duca Francesco IV (sovrano dal 1814-1846).
1828: il Direttore del Museo Lapidario richiese alla Chiesa dei SS. Faustino e Giovita la restituzione al museo del basamento che sorreggeva la colonna sormontata dalla Croce di ferro, cioè di quel piedistallo quadrangolare di roccia, su cui anticamente era stata capovolta la colonna di epoca costantiniana (collocata nel 1529 a poca distanza dalla Chiesa e poi rimossa nel 1780), promettendo di sostituirlo con un basamento più adatto.
1829: la parrocchia dei SS. Faustino e Giovita contava 790 anime.
1834: la parrocchia dei SS. Faustino e Giovita contava 853 anime.
1835: la parrocchia dei SS. Faustino e Giovita contava 947 anime.
1838: il Rettore della Chiesa d. Giovanni Francesco Bazzani avviò dei lavori di ampliamento del Cimitero Parrocchiale. L’allargamento comportò un ridimensionamento del già modesto Beneficio della Parrocchia e a seguito di questa perdita di terreno, il Comune si obbligò a pagare un canone annuo di 36 lire.
1838: venne posto nella Chiesa un monumento marmoreo (opera dello scultore Maironi) sulla tomba del dott. Giovanni Roncaglia (morto nel 1837).
1839: d. Giovanni Francesco Bazzani, su mandato del vescovo Mons. Luigi Reggianini (1838-1847), benedisse il Cimitero Parrocchiale al termine dei lavori di allargamento.
1848: la parrocchia dei SS. Faustino e Giovita contava 1527 anime.
1850: circa in questo periodo, mentre era Parroco d. Tommaso Cionini si diede l’avvio al restauro della Canonica e della Chiesa (il Dondi parla di una spesa di ca. 30.000 lire).
Allora la Chiesa aveva tre altari ed un’unica navata, aveva un pulpito e dei sedili di legno nel coro. Nel presbiterio, sui lati opposti, vi erano due uscite; opposto all’Altar Maggiore (dietro il quale vi era il coro) era collocata la porta principale della Chiesa, posta al centro della facciata. Vicino alla balaustra dell’Altar Maggiore, sulla sinistra del medesimo vi era la Sagrestia al cui interno era collocato un altare con pallio e degli scaffali in scagliola (così il Dondi nella sua descrizione).
1860: il 12 marzo, i modenesi votano l’annessione al Regno di Sardegna. Il 25 marzo avvengono le prime elezioni del nuovo Regno d’Italia
1861: la parrocchia dei SS. Faustino e Giovita contava 1533 anime. A Modena in quello stesso anno, il primo censimento del nuovo regno enumera 260.000 abitanti, sparsi tra Città e Provincia.
1865: viene tumulato presso l’altare di S. Antonio, il corpo dell’archeologo e numismatico Celestino Cavedoni (1795-1865; sacerdote).
1867: venne fondata una Unione, intitolata al beato Benedetto Giuseppe Labre (1748-1783). Tra le carte della Parrocchia è conservato anche un avviso di partecipazione alla solenne canonizzazione del b. Labre avvenuta in Roma nel dicembre 1882.
1870: circa in questo periodo venne costruita una nuova cappella in onore del beato Benedetto Giuseppe Labre (sembra che la tela conservata in Parrocchia sia stata dipinta da un testimone oculare che potè vederlo in Modena verso la meta del ‘700, durane uno dei tanti pellegrinaggi del beato Labre)
Verso la fine dell’ ‘800 la parrocchia dei SS. Faustino e Giovita supera le 2000 anime.